400mila Euro per l’internazionalizzazione delle PMI del Pavese.
Per favorire l’internazionalizzazione delle imprese pavesi e sostenere la competizione sui mercati esteri, la Camera di Commercio di Pavia mette a disposizione 400 mila euro di contributi destinati alle micro, piccole e medie imprese.
Nello specifico verranno finanziate le richieste per manifestazioni fieristiche a carattere internazionale in Italia e per manifestazioni fieristiche all’estero realizzate dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2012, ovvero fino all’eventuale chiusura del bando per esaurimento delle risorse disponibili.
“Alle imprese oggi più che mai occorrono azioni e sostegno concreti – spiega il presidente Giacomo de Ghislanzoni Cardoli – per questo abbiamo voluto mettere a disposizione risorse proprie che si aggiungono a quelle già stanziate per poter usufruire di voucher grazie all’accordo di programma tra sistema camerale lombardo e Regione Lombardia”.
Possono beneficiare del bando le micro, piccole e medie imprese con sede legale od unità operativa nella provincia di Pavia.
Sono ammissibili a contributo esclusivamente le spese relative a: quote di partecipazione, iscrizione al catalogo generale della fiera, servizi di interpretariato, affitto e allestimento dell’area espositiva e trasporto merci effettuato da terzi.
Il contributo è concesso nella misura del 50% delle spese ammissibili, al netto di IVA, sino ad un importo massimo di euro 3.000 per la partecipazione a fiere in Italia a carattere internazionale; di euro 3.500 per la partecipazione a fiere in Paesi dell’Unione Europea (esclusa l’Italia) e di euro 4.000 per la partecipazione a fiere realizzate in altri Paesi Esteri.
Per questo bando ogni impresa può presentare al massimo due domande di contributo.
Formazione finanziata per Imprenditori e Quadri delle PMI
I fondi che le imprese e i lavoratori accantonano volontariamente ogni mese a favore della formazione con un versamento dello 0,3 % del valore delle imposte dirette, attraverso gli F24, sono ancora oggi poco utilizzati o, addirittura, non conosciuti, dalle imprese ed in particolare dalle Pmi. Fondirigenti e Fondimpresa sono tra i fondi interprofessionali destinatari di questo versamento e rappresentano una ricca opportunità per finanziare i processi formativi per la crescita professionale e dunque del sistema imprenditoriale.
Dopo anni durante i quali questi fondi potevano essere utilizzati per la formazione continua delle sole figure dirigenziali, la Piccola Industria di Confindustria ha varato un piano sperimentale tale da allargare l’accesso a corsi di formazione finanziata anche ai quadri ed agli imprenditori in prima persona; in cinque territori pilota che sono rappresentati da tre città Torino, Bologna e Bari e da due regioni Veneto e Marche si potrà accedere ai benefici del fondo anche per figure come gli imprenditori, i quadri, i giovani ad alta potenzialità e i manager inoccupati. La cifra stanziata è di 10 milioni di euro.
Questo progetto risponde all’esigenza della PMI nelle quali troppo spesso infatti il mancato accesso di valenti professionisti e laureati nel tessuto delle piccole aziende è dovuto alla convinzione diffusa che le figure dirigenziali abbiano un costo insostenibile per le Pmi ed alla paura insita in chi ha costruito negli anni una struttura aziendale basata su percorsi di crescita interna, che l’innesto di una figura esterna squilibri l’intero sistema aziendale della piccola impresa. Incentivi come quelli varati dalla Piccola Industria di Confindustria possono servire a diffondere la mentalità di ricorso a talune figure nelle nostre aziende e questo è il valore aggiunto che si affianca all’indubbio vantaggio di formare giovani di valore e/o di occupare figure dirigenziali in questo momento non impiegate.
Quanto all’opportunità di accedere a percorsi formativi finanziati da parte degli stessi imprenditori, questa è una soluzione al fatto che troppo spesso non si guarda alla propria crescita e al proprio aggiornamento ma ci si limita a considerare le risorse umane delle PMI come le maggiormente bisognose di formazione. Ciò comporta due problemi:il primo riguarda un mancato adeguamento culturale dell’imprenditore, il secondo, più nascosto ma molto più dannoso per le PMI è che, non pensando ad un’aggiornamento continuo, l’imprenditore può diventare un ostacolo alla formazione ed alla crescita dei propri e, qunidi, dell’azienda stessa. Il Presidente di Piccola Industria di Confindustria, Boccia, promotore di questo progetto, sta lavorando, altresì, all’estensione di questa importante iniziativa ad altre aree della nazione.
Rete di Imprese: un fenomeno in crescita
Dal sito RetidiImprese.it
Secondo il registro Unioncamere dall’inizio del 2012 sono stati formalizzati 313 contratti di rete, per un totale di 1.648 imprese; parliamo di imprese che hanno steso un vero e proprio contratto legale.
Le PMI hanno rotto un tabù e hanno cominciato a capire che si può fare impresa anche in un altro modo, non solo da single. Le reti sono la proposta giusta: non chiedono di rinunciare al protagonismo imprenditoriale, né di farsi da parte e lasciare il campo a manager esterni (come prevedevano progetti avanzati in passato dalla stessa Confindustria).
Sono una via all’aggregazione e alla crescita dimensionale e comunque hanno permesso di superare quella che il Garante delle PMI Giuseppe Tripoli chiama «la storica visione isolazionista del piccolo imprenditore». Laddove la formula delle classiche fusioni continua a non convincere artigiani e commercianti perché di due imprenditori ne rimane in gioco solo uno, le reti ce l’hanno fatta. Le tipologie di contratto sono le più diverse. La rete verticale come nel caso Esaote (biomedicale) che ha promosso un contratto tra i suoi fornitori per consolidare la filiera..
Gucci che ha favorito la nascita di una rete di imprese fornitrici di pelletteria con l’intento di renderle più strutturate e più attente al raggiungimento degli standard qualitativi necessari alle sue produzioni d’eccellenza.
Diverso il caso della bolognese Racebo, rete tra aziende della componentistica per motociclette, specializzate in nicchie diverse ma con scarsa visibilità e basso potere di negoziazione.
Altro caso: 33 aziende oil & gas della Basilicata, piccole fornitrici di grandi gruppi petroliferi come Eni e Total; unendosi in Rete Log , che assicura una serie di servizi accessori integrati e presentano ai loro committenti un’offerta più strutturata.
Confindustria, per seguire e promuovere il fenomeno, ha costituito un’agenzia guidata dal vicepresidente Aldo Bonomi e affidata a Fulvio D’Alvia.
Rete Imprese Italia non si è data date ancora una vera e propria struttura nazionale e affida la promozione ai territori.
Di particolare rilievo è l’esperienza di Lecco con i «Men at work», un progetto nato durante un pranzo di lavoro, che ha coinvolto 23 imprese prevalentemente meccaniche, alcune concorrenti tra loro, che hanno saputo collaborare per aprirsi nuovi mercati. Commenta D’Alvia: «Quando si va dal notaio formalmente si stende un contratto di aggregazione organizzativa ma di fatto si intraprende un percorso per diventare più moderni e più competitivi». Non è un caso, infatti, che il contratto di rete preveda la stesura di un business plan e quindi obblighi i contraenti a programmare azioni e obiettivi.
Va ricordata la rete creata a Verona da 18 piccole aziende con meno di 10 dipendenti nel campo della trasformazione dei funghi in Veneto, Lombardia e Trentino che coltivano l’ambizione di conservare la leadership italiana in questa particolare nicchia dell’agroalimentare. Altro caso interessante è «Baco» nato a Bologna per iniziativa di Unindustria. Quattro aziende della riabilitazione medica e dell’ortopedia hanno costituito una rete con mille addetti e ha un obiettivo impensabile: conquistare, grazie a un accordo raggiunto con la Federazione cinese dei disabili, il mercato dei disabili che, in Cina, sono circa 83 milioni. Commenta Tripoli: «Tutti questi casi dimostrano la forza della cooperazione tra imprese. Solo unendosi gli imprenditori coinvolti possono porsi degli obiettivi che altrimenti sarebbero irraggiungibili. Siamo di fronte a un fenomeno culturalmente nuovo ma che ha già solidi risvolti economici».
Dal punto di vista delle politiche industriali va ricordato che nella manovra del 2010, il ministro Giulio Tremonti aveva inserito 48 milioni di euro destinati ad incentivare le reti defiscalizzando gli utili reinvestiti. Per poterne usufruire, le aziende devono sottoscrivere un contratto di rete, chiudere il bilancio in utile e sono esentate dal pagamento delle tasse sui profitti accantonati. Di quelle risorse del 2010 sono ancora rimasti da erogare fondi residui per 14 milioni nell’anno in corso e altrettanti per il 2013.
Milano, capitale europea dei servizi alle PMI
Entro quest’anno nascerà nel capoluogo lombardo l’Euro-med Development Center for Micro, Piccole e Medie Imprese
Milano come capitale dei Paesi del Mediterraneo? Per quanto concerne le piccole e medie imprese, sì: dal prossimo ottobre nascerà l’EMDC Euro-med Development Center for Micro, Small and Medium Enterprises, promosso da Camera di Commercio di Milano – Promos, Governo italiano, Commissione Europea e Banca europea degli investimenti; un’iniziativa volta a creare un network di Centri tecnici di servizi per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle micro, piccole e medie imprese dislocate nell’Area Euro-Med; l’obiettivo è giungere alla completa realizzazione del centro di coordinamento entro dicembre 2011, con il coinvolgimento degli stati e dei Governi dell’Unione per il Mediterraneo (UpM).
L’unione di queste forze permetterà a Promos, l’azienda speciale della Camera di Commercio di Milano per l’internazionalizzazione, di ottenere contributi tecnici e finanziari da parte della Bei attraverso il fondo fiduciario Femip.
Secondo uno studio pubblicato dal Ministero delle attività produttive i Paesi appartenenti all’area del bacino del Mediterraneo hanno una popolazione attorno ai 245 milioni di abitanti, pari a poco più il 60% della popolazione dell’Unione Europea, ma il loro benessere economico – in termini di prodotto interno lordo e reddito disponibile pro capite – è di gran lunga inferiore alla media dei Paesi UE. Nel 2010, il PIL dell’intera area è stato di poco superiore al 7% del PIL dell’Unione Europea, pari all’incirca a quello della sola Spagna. La ricchezza prodotta è distribuita in modo non uniforme all’interno dell’area: tre soli paesi – Turchia, Israele ed Egitto – generano ben il 60% del prodotto interno lordo dell’intera regione.
In tutti i Paesi, ad eccezione di Israele, Cipro e Libia, il reddito pro capite si colloca su livelli al di sotto del 30% di quello medio dell’Unione Europea. Il grado di apertura agli scambi internazionali varia considerevolmente da paese a paese: le economie caratterizzate da un maggior grado di apertura (misurato in termini di incidenza dell’interscambio complessivo sul PIL) sono Malta, Tunisia, Giordania e Israele. In generale, tutti i Paesi dell’area nell’ultimo decennio hanno registrato tassi di crescita del commercio con l’estero superiori all’aumento del PIL. Nell’ultimo decennio, infine, il flusso degli investimenti esteri nell’area è aumentato da poco più di 21 miliardi a oltre 35 miliardi di dollari, nonostante la crisi finanziaria internazionale, ma il commercio intra-mediterraneo è ancora attualmente sottodimensionato, con una quota di circa il 7% sul totale degli scambi dei Paesi mediterranei.
In quest’area si possono contare oltre 28 milioni di imprese. L’EMDC avrà compiti istituzionali e di coordinamento dei Centri Nazionali di Sviluppo collocati sulle sponde dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e che avranno il compito di assistere le micro, piccole e medie imprese con servizi di consulenza, formazione e creando sistemi che facilitino l’accesso al credito.
L’EMDC dovrebbe inoltre garantire il rafforzamento della competitività delle imprese, con un’attenzione particolare alle esigenze delle PMI; l’incentivo agli investimenti interni ed esteri; l’agevolazione della libera circolazione dei beni industriali; promozione dell’innovazione e sviluppo del settore dei servizi attraverso l’individuazione dei settori chiave e l’impulso alla cooperazione.
La Regione Lombardia sta perfezionando un accordo con la BEI (Banca Europea per gli Investimenti) per la realizzazione di una misura a supporto del capitale circolante dedicata alle pmi per un importo di circa 200 milioni di euro.
Per quanto riguarda gli aiuti alle aziende italiane per investire negli altri Paesi, Simest ha creato 119 progetti per un investimento di 3 miliardi di euro. L’Unione Europea, invece, attraverso il Mdbi (Mediterrean business development iniziative) e la BEI (European Bank Investment) punterà alla fine dell’anno a un progetto per sostenere le microimprese e le Pmi della regione che così troveranno maggiori vantaggi nell’investire in Paesi così vicini.
link utili: www.camcommi.it
BNL e SACE: € 200 milioni di nuovi finanziamenti a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese
BNL-Gruppo BNP PARIBAS e SACE annunciano oggi il rinnovo della partnership avviata nel 2010, con la firma di un accordo che consentirà l’erogazione di € 200 milioni di nuovi finanziamenti a supporto dei progetti di crescita e sviluppo sui mercati internazionali delle imprese italiane.
L’accordo permetterà a tutte le imprese – con fatturato non superiore a € 250 milioni, generato per almeno il 10% all’estero – di richiedere ed accedere a finanziamenti, erogati da BNL e garantiti da SACE fino al 70%. I fondi sono destinati ad attività connesse alla crescita delle aziende sui mercati esteri, quali ad esempio:
- acquisto, riqualificazione o rinnovo degli impianti e dei macchinari, nonché delle attrezzature industriali e commerciali
- promozione, pubblicità, tutela di marchi e brevetti, ricerca, sviluppo e partecipazione a fiere internazionali
- acquisizione di partecipazioni non finanziarie all’estero
- acquisto di terreni e loro riqualificazione, immobili e loro ristrutturazioni
- accordi di cooperazione e di joint venture con imprese estere.
I finanziamenti, di durata compresa tra 3 e 8 anni, andranno da un minimo di € 100 mila ad un massimo di € 5 milioni.
«Attraverso quest’accordo, la capacità distributiva e l’expertise di SACE e BNL nella valutazione e nell’assunzione dei rischi si uniscono per offrire alle aziende un sostegno concreto nella crescita all’estero – ha spiegato Raoul Ascari, COO di SACE-. Questa partnership rafforza la nostra vicinanza alle imprese, che possono contare sulle sedi territoriali di SACE per identificare i prodotti assicurativo-finanziari più idonei a sostenere i loro progetti di sviluppo, e sulla nostra rete di uffici all’estero per muoversi al meglio in contesti operativi nuovi e complessi».
«L’internazionalizzazione delle imprese – ha dichiarato Paolo Alberto De Angelis, Responsabile Divisione Corporate BNL – è un fattore fondamentale per rafforzare lo sviluppo economico del nostro Paese. BNL, grazie alla rete di BNP PARIBAS presente in oltre 80 Paesi al mondo, vuole essere un vero e proprio partner delle aziende, in grado di affiancarle, mettendo a loro disposizione non solo la normale attività bancaria e finanziaria, ma anche servizi consulenziali e informativi direttamente in quei Paesi, grazie a personale specializzato e, in molti casi, di cultura e lingua italiana».
Per le imprese che vogliono crescere sui mercati internazionali, BNL ha creato, già nel 2007, una rete di Italian desk – strutture dedicate alle aziende, con personale specializzato di lingua italiana, attualmente presenti in Francia, Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Paesi del Golfo Persico, Turchia, India, Cina e Stati Uniti. La Banca opera inoltre nell’interscambio con l’estero anche con 5 Trade Center – a Roma, Milano, Bologna, Firenze e Napoli con 20 specialisti per il commercio internazionale – inseriti nel network di BNP PARIBAS di 90 Trade Center in 55 paesi nel mondo.
link utili:
http://www.sace.it/GruppoSACE/content/it/index.html
Convegno per le PMI su finanziamenti per ricerca ed innovazione
È imminente la pubblicazione (prevista il 20 luglio p.v.) dei nuovi bandi del 7° Programma Quadro della Ue per la ricerca e l’innovazione.
Il coinvolgimento delle piccole e medie imprese assume nei prossimi bandi una incisività maggiore non solo con le misure dedicate alle Pmi (Ricerca per le Pmi e Ricerca per Associazioni di Pmi) ma anche attraverso il vincolo, in diverse tematiche di ricerca di attribuire quote di budget significative alle Pmi.
Le Pmi sono anche al centro dei recenti interventi di Regione Lombardia, che nell’ambito dell’accordo con il sistema camerale lombardo, ha predisposto, tra gli altri, dei contributi specifici sotto forma di voucher per favorirne la partecipazione ai bandi del 7° Pq.
Per permettere alle aziende italiane di cogliere questa opportunità è stato organizzato un convegno, intitolato “Ricerca per le Pmi e ricerca per associazioni di Pmi”.
L’incontro, che si terrà a Milano il 7 luglio 2011, vuole essere l’occasione per offrire, oltre che una informazione puntuale sul bandi Ricerca per le Pmi e Ricerca per Associazioni di Pmi, una panoramica delle diverse opportunità disponibili volte a favorire la partecipazione di Pmi e centri di ricerca lombardi ai prossimi bandi del 7° Pq.
A promuovere l’iniziativa Cestec, società di Regione Lombardia, nell’ambito delle attività del progetto Simpler e della rete Enterprise Europe Network (Een), fornisce servizi gratuiti di informazione ed accompagnamento alla partecipazione ai bandi del 7° Programma Quadro di Ricerca dell’Unione Europea.
7 luglio 2011
Regione Lombardia – Sala Pirelli
Via Fabio Filzi 22
Milano
La partecipazione è gratuita, previa iscrizione.
La partecipazione è gratuita previa iscrizione.
Per informazioni: katana@cestec.it – tel. 02 66737.384/371
Eric Schmidt parla di cultura del business, tecnologia e problemi sociali
E’ sempre un piacere ascoltare le considerazioni dell’ex CTO di Sun e attuale Executive Chairman di Google dopo aver lasciato il ruolo di CEO a Larry Page.
Sono pochi minuti in cui analizza l’attuale situazione economica americana ed esprime le sue preoccupazioni sulla mancanza di sbocchi dell’enorme potenziale di innovazione ed energia dei giovani, temi di grande attualità e valenza globale.
Per leggere l’articolo e vedere l’intervista è necessario iscriversi a McKinsey Quarterly; vale sicuramente la pena prendere l’occasione per farlo, e avere accesso alla ricchezza di informazioni e contributi che l’House Organ di McKinsey mette a disposizione.
Liquidità e patrimonio per le Pmi Italiane
Liquidità e patrimonio per le Pmi italiane che stanno cercando di superare la crisi e che ora vogliono ripartire: ostacoli permanenti, strumenti di credito più efficaci e prospettive a breve termine. Vuoi saperne di più?